SET – rete di città del Sud d’Europa di fronte alla Turistificazione

#SETnet MAP - 24 April 2018

EUROPA In molte città del Sud stanno nascendo movimenti di denuncia e resistenza alla turistificazione. – Vi ricordate della “turismofobia” scoppiata la scorsa estate? – Collettivi e associazioni di alcune di queste città si sono incontrati nel corso degli ultimi mesi per condividere esperienze e conoscenze. Da questi confronti è nato il Manifesto fondativo della rete SET – Rete di Città del Sud d’Europa di fronte alla Turistificazione (in spagnolo: Red de Ciudades del Sur de Europa ante la Turistización), reso pubblico il 24 Aprile 2018.

Sono 14 le città fondatrici – Venezia, Valencia, Siviglia, Palma, Pamplona, Lisbona, Malta, Malaga, Madrid, Girona, Donostia/San Sebastian, Canarie, Camp de Terragona, Barcellona – ma la rete ha naturalmente intenzione di espandersi e intensificarsi, diffondendo consapevolezza sui problemi causati dall’attuale modello turistico e sulle possibili alternative. Quindi, città del Sud Europa, UNITEVI!

SET net MAP - 24 April 2018
#SETnet MAP | 24 April 2018

L’Italia al momento partecipa solo con Venezia rappresentata dal collettivo OPA – Officina di Pensiero e Azione, dal quale abbiamo ricevuto il testo integrale del Manifesto, testo che potete leggere qui di seguito. A conclusione dell’articolo, trovate invece una riflessione propositiva. E voi che ne pensate? Aspettiamo i vostri commenti!


MANIFESTO FONDATIVO DELLA RETE SET

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In molte città del Sud Europa stanno nascendo movimenti di resistenza ai processi di turistificazione che le stanno investendo. Associazioni e collettivi di alcune di queste (Venezia, Valencia, Siviglia, Palma, Pamplona, Lisbona, Malta, Malaga, Madrid, Girona, Donostia/San Sebastian, Canarie, Camp de Terragona, Barcellona) si sono incontrati nel corso dell’ultimo anno in diverse occasioni, con l’obiettivo di condividere e scambiare esperienze e conoscenze. Anche se ognuna di queste città presenta problemi specifici legati a questo fenomeno, alcuni sono senza dubbio comuni a tutte loro:

  • Il più importante ed esteso: l’aumento della precarizzazione del diritto all’alloggio, in buona parte provocato dall’acquisto massivo di immobili da parte di fondi di investimento e fondi immobiliari per destinarli in buona parte al mercato turistico. In questo modo le abitazioni sono private della loro funzione naturale, si generano gentrificazione e sfratti e si assiste allo svuotamento di alcuni quartieri in una evidente violazione dei diritti sociali della popolazione.
  • Aumento dei prezzi e trasformazione delle attività commerciali locali in attività turistiche slegate dai bisogni delle popolazioni locali (che spesso hanno età avanzata).
  • Massificazione di strade e piazze che rende difficile la vita quotidiana dei residenti sia per quanto riguarda il riposo che l’accesso stesso allo spazio pubblico.
  • Saturazione delle reti di trasporto pubblico.
  • Alta dipendenza dell’economia locale dal settore turistico, con tendenza alla monocultura.
  • Precarizzazione delle condizioni lavorative della popolazione, dato che i principali settori turistici (alberghiero, ristorazione, commercio) presentano spesso le peggiori condizioni di lavoro (salari bassi, lavoro in nero, esternalizzazione).
  • Alti tassi di inquinamento (aerei, navi da crociera, corriere, etc.) e di residui dovuti soprattutto alla tendenza di consumare elevate quantità di prodotti usa e getta, caratteristico dell’industria turistica; uso massivo di risorse – acqua e territorio – e perdita del diritto a vivere in un ambiente sano.
  • Uso smisurato e ampliamento costante delle infrastrutture (strade, porti, aeroporti, depuratori, impianti di dissalazione ) che sfigurano il territorio, provocano espropriazioni e impongono costi elevati alla popolazione residente. Questi processi provocano una forte competizione per il territorio in cui si perde l’accesso alle attività e ai servizi di base: lavoro, scuole, ospedali, etc.
  • Banalizzazione dell’ambiente urbano e naturale trasformato in parco tematico. Nel primo assistiamo allo spoglio e alla vendita del patrimonio, nel secondo alla riduzione degli usi agricoli o di pesca. L’obiettivo comune è lo sfruttamento illimitato dell’ambiente dal punto di vista turistico.

Di fronte a questi e altri conflitti, la popolazione locale ha iniziato ad organizzarsi per difendere i suoi diritti sociali, specialmente il diritto a un alloggio dignitoso e accessibile e il diritto alla città. Il lavoro collettivo che nelle nostre città stiamo realizzando spesso comincia dalla messa in evidenza di questi conflitti e dall’acquisizione di una maggiore consapevolezza, alla critica al modello turistico e alla denuncia delle sue conseguenze, e continua poi con la proposta di vie alternative. Esempi di queste ultime idee sono la richiesta di imposizione di limiti all’industria turistica, la deturistizzazione dell’economia della città, o la decrescita turistica accompagnata da politiche di stimolo di altre economie più eque dal punto di vista sociale e ambientale.

Il grado d’incidenza di questi problemi nelle diverse città non è affatto omogeneo, anzi molto variabile, giacché spesso dipende direttamente dal grado di turistificazione che le colpisce. Così ci sono stadi più avanzati e gravi – ad esempio Venezia, Palma o Barcellona – dove è evidente la necessità di un cambio di modello, e altre – come Valencia, Madrid o Lisbona – che, nonostante si trovino immerse in rapidi processi di turistificazione, possono ancora aspirare a politiche di prevenzione o freno. Su questi ed altri argomenti, in queste e in altre città abbiamo trovato molti punti in comune, e logicamente abbiamo iniziato a pensare all’opportunità e necessità di creare una rete internazionale di città colpite dall’industria turistica.

L’obiettivo, oltre al sostegno e al confronto reciproci, è di estendere questa lotta ad altre città e territori, creando una voce plurale e potente di critica al modello turistico attuale che si alzi dal Sud Europa. Questo manifesto è il primo passo per la internazionalizzazione della lotta contro la turistificazione delle città e dei territori, attraverso il quale continuiamo a lavorare nel dibattito, la riflessione e la mobilitazione insieme. 

– Testo integrale del Manifesto firmato da #SETnet


Per un TURISMO più CURIOSO e CONSAPEVOLE, LENTO e DIFFUSO

A fronte di un turismo di massa sempre più insostenibile per alcune città e località turistiche in tutto il mondo, a fronte di un turismo che uccide la vivibilità e cultura locale, è fondamentale rispondere con reti territoriali e proposte alternative, azioni individuali e narrazioni collaborative:

attorno alle città che non riescono più a sopportare la massa di turisti da cui, soprattutto in estate, vengono travolte e stravolte, attorno alle città che allontanano sempre più i propri cittadini dai centri urbani, attorno alle città sempre meno città e sempre più invivibili, ne esistono moltissime altre con un patrimonio culturale e naturale ugualmente importante ma poco o per niente conosciuto, moltissime città che potrebbero e vorrebbero ospitare i turisti che invece le ignorano. Le ignorano perché nessuno li ha mai raccontato che esistono, quanto siano meravigliose e interessanti e, soprattutto, quanto sia preziosa la vita locale così ancora autentica (così come dovrebbe essere sempre e ovunque). Le ignorano perché non sono informati e forse nemmeno educati alla curiosità, né al rispetto del territorio (che ha la responsabilità di informare ed essere accogliente).

Se i turisti continuano ad affollare i soliti luoghi sempre più non-luoghi, seguendo mode e liste top-ten che non cambiano mai, attivare reti territoriali e collaborazioni è fondamentale: connettere e collegare in modo intelligente le città (dal centro alla periferia e agli altri centri urbani piccoli o grandi) attraverso mezzi di trasporto pubblico efficaci, condividere una visione d’insieme, ampia e lungimirante, creare un sistema dinamico con una strategia comune e l’obiettivo di far vivere bene i propri cittadini e saper quindi accogliere bene i visitatori da tutto il mondo. (No: soluzioni come tornelli e transenne per limitare il traffico di turisti vanno bene per non-luoghi come i Luna Park, non per le città!)

Dobbiamo però ammetterlo: qualcosa sta comunque cambiando, soprattutto grazie al web che per i viaggiatori più curiosi è una fantastica risorsa d’informazioni alternative. Sempre più persone vogliono essere meno turisti e più viaggiatori – (che poi è davvero un antico dilemma, come ho raccontato in questo articolo: “VIAGGIATORI vs TURISTI“) – e nemmeno semplici viaggiatori ma cittadini del mondo: vogliono sentirsi ovunque come a casa, vivere come fanno i locali, condividere esperienze autentiche, uniche e diverse, a contatto con la realtà e la comunità del territorio e non con la sua immagine da cartolina. Questa tendenza globale non deve essere inseguita bensì guidata dalla politica, dalle istituzioni, dalle imprese, dai cittadini e dai viaggiatori o “abitanti temporanei” (come dicono a Matera): abbiamo tutti noi la responsabilità di contribuire alla qualità della vita, al benessere – o meglio, alla felicità – della comunità/città in cui viviamo e dei territori in cui viaggiamo.

L’Italia è fatta di tantissime città medio piccole e di un’infinità di borghi. Alcuni di questi sono invasi dai turisti solo in estate e città come ad esempio Gallipoli si trasformano in “giganti orinatoi per i deficienti di tutto il mondo” (parole di alcuni locali). Perché non riceverne meno in estate ma più durante tutto l’anno (e magari mirando ad un target meno deficiente)? Molti altri borghi sono invece abbandonati e dimenticati. Perché non investire in questi luoghi (che affascinano sempre il resto del mondo!) riportando economia e socialità attraverso un turismo lento e diffuso, indirizzato e distribuito in modo intelligente e sostenibile? Ciò che a noi appare scontato e privo di interesse è in realtà un patrimonio con un potenziale immenso, in grado di attrarre un flusso continuo (se alimentato e gestito con intelligenza) di turisti curiosi, informati, consapevoli e responsabili. Certo, prima dobbiamo riqualificare e ripopolare, creare reti di trasporto e attivare servizi, favorire (o almeno non ostacolare) imprese innovative nei settori del turismo e della cultura, e fin da subito raccontare a tutto il mondo, nelle lingue che il mondo parla, con strumenti e linguaggi contemporanei. Tutte cose che, volendo, potremmo fare. Si tratta di prendere decisioni e fare scelte per il futuro, coinvolgendo prima di tutto le comunità locali. Ai vari Sindaci & Company: quelli prima di voi hanno lavorato male? Adesso ci siete voi a prendere decisioni. “Cities change because people make them change.”Favara (piccolo comune in provincia di Agrigento) insegna.

Noi crediamo fortemente nei poteri coinvolgenti della creatività condivisa e della narrazione collaborativa per promuovere cultura e territorio. Con la nostra linea editoriale e progetti come il format #CCTravellers, ormai da alcuni anni, portiamo avanti un sogno realistico cercando di contribuire, a modo nostro, allo sviluppo di un turismo più curioso e consapevole, lento e diffuso. Questo argomento per noi non è assolutamente nuovo. Siamo molto sensibili al tema e non è necessario essere cittadini di Venezia o Barcellona per comprenderne l’importanza a livello locale e globale: quando viaggiamo (se viaggiamo veramente) vogliamo incontrare le comunità dei luoghi che visitiamo per avere un’esperienza reale e conoscenza diretta, senza filtri, della cultura locale; vogliamo interagire con gli abitanti del territorio, chiedere loro consigli, ascoltare le loro storie, scambiare inviti e sorrisi. Se i cittadini sono però costretti a fuggire dalle loro città rese invivibili da un turismo sconsiderato, i turisti che le visiteranno in realtà non avranno fatto nessun viaggio ma solo tante file d’attesa in mezzo a folle di non-viaggiatori, passeggiate tra negozi uguali in tutto il mondo e pranzi tanto cari quanto pessimi. L’attuale modello dell’industria turistica non uccide solo le città, uccide anche il senso del viaggio. Essere curiosi, informarsi, fare scelte consapevoli e alternative quando organizziamo un viaggio e mentre viaggiamo è il potere che abbiamo per cambiare le cose. La Curiosità, non la Bellezza, salverà il Mondo.

Comprendiamo tutte le ragioni del movimento SET. A modo nostro e con passione, lo sosterremo. Città del Sud Europa, UNITEVI! #SeeCity #SETnet



NOTA | Al momento non esiste ancora un sito web o blog ufficiale, ma è in programma. Appena online, aggiorneremo questo articolo e continueremo comunque a seguire lo sviluppo di questo movimento che sosteniamo! Elena & CCTeam


Qui l’articolo sulla crescente “turismofobia” in Europa (Agosto 2017):

Turismofobia: “l’Europa odia i turisti e per una buona ragione”

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