U.S.A. All’età di 22 anni, Christopher Johnson McCandless, dopo essersi laureato, taglia i legami con il proprio nucleo familiare e sociale per inseguire un solo obiettivo: raggiungere l’Alaska, cuore delle terre estreme.
Se c’è un film che incarna l’essenza e l’urgenza del viaggio come scoperta di sé, questo è “Into the wild”. Basato sul romanzo di Krakauer “Nelle terre estreme” – che racconta la storia vera di Christopher McCandless – il film di Sean Penn è una riflessione sulla società odierna, fondata su basi di dubbia solidità quali famiglia, carriera, successo, etc.
Chris mette in gioco tutto questo, ponendo lui stesso completamente al centro della sua ricerca che inizia pochi giorni dopo la laurea. Dopo aver donato tutti i suoi risparmi ad un ente benefico (per l’esattezza 24.500,68 $ nel 1990, a 22 anni!), parte a bordo della sua Datsun gialla che lo trasporta finché non finisce la benzina. A questo punto brucia la targa, recidendo così ogni legame col suo precedente mondo e si trasforma in Alexander Supertramp.
Per due anni, gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. In questo tempo, Supertramp conosce molte persone e svolge diversi lavori: incontra Jan e Rainey, coppia di figli dei fiori in crisi, raccoglie il granturco per l’azienda di Wayne, fa il cameriere a Burger king e scuote la vita prudente di Ron, ex ufficiale dell’esercito in pensione. Ma l’obiettivo resta sempre chiaro e si chiama Alaska: libertà estrema per un viaggiatore che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia.
Finalmente Alexander arriva in Alaska e si cala a pieno nella sua ricerca. Cosa rappresenta per lui la necessità di appartarsi nei boschi, in mezzo alla natura? La risposta si presta alla lettura dello spettatore a cui viene in soccorso la sorella di Chris, voce narrante del film. Come riportato anche nel libro, lei spiega che il gesto di Supertramp non è legato prettamente alla rabbia o alla ribellione: è soprattutto un’urgenza interiore di avventura e di essere guidato dall’istinto che prende il posto del controllo.
Alexander non è uno sprovveduto che si butta in mezzo alla natura selvaggia senza precauzioni: ha studiato la flora e la fauna del posto, ha un fucile e conosce le tecniche di conservazione della carne. Se la sua necessità fosse legata soltanto alla rabbia e alla ribellione, avrebbe cercato altre strade o comunque non si sarebbe preparato così a fondo per il suo viaggio (per comprendere questo, consiglio vivamente di leggere il libro di Krakauer).
La sua è un’esigenza di confronto, riscoperta di sé, ed il viaggio rappresenta la soluzione migliore per portare a termine questa ricerca. E infatti, in Alaska, avviene la catarsi di Alexander Supertramp che ritrova la sua identità e può finalmente tornare a chiamarsi col suo vero nome: Christopher Johnson McCandless.